Idrocele al testicolo: come, quando e perché

idrocele
  • 25 Gennaio 2023

L’idrocele è una condizione caratterizzata dall’accumulo anomalo di liquido all’interno del testicolo, le cause e la gravità di questa condizione sono variabili e spesso dipendenti dall’età del paziente.

Nei neonati, nonostante l’idrocele sia molto comune, con un’incidenza pari anche all’80-90%, è generalmente indolore e innocuo; solo quando non si risolve in modo spontaneo entro i primi due anni di vita si rende necessario l’intervento attivo di uno specialista.

Nell’adulto, invece, la comparsa dell’idrocele è meno frequente ma va sempre attenzionata poiché potenzialmente connessa a patologie più gravi, come lesioni, infezioni o tumori.

Adulti e bambini: origini diverse per un problema comune

L’idrocele, nonostante si possa manifestare sia nei bambini che negli adulti con l’accumulo anomalo di liquido nell’area testicolare, può avere origini diverse.

Nei bambini, generalmente, si parla di idrocele congenito o primario. La sua causa è la mancata chiusura del canale di comunicazione tra la sacca scrotale (dove è alloggiato il testicolo) e la cavità addominale.

Questo canale può rimanere aperto dopo la nascita ma generalmente si chiude spontaneamente entro i primi due anni di sviluppo; ecco perché, nonostante l’idrocele primario colpisca molti bambini, solo nel 6% dei casi diventa clinicamente rilevante oltre il periodo neonatale.

I principali fattori di rischio, che aumentano le probabilità di sviluppare una forma congenita di idrocele nei neonati, sono:

  1. uso di farmaci progestinici durante la gravidanza;
  2. posizione podalica del bimbo durante il parto (la testa del neonato è rivolta verso l’alto, in direzione opposta a quanto fisiologicamente previsto);
  3. basso peso alla nascita.

Negli adulti l’idrocele è invece acquisito o secondario, ed è frequentemente causato da condizioni pregresse, quali:

  1. infezioni (filariosi, tubercolosi dell’epididimo, sifilide);
  2. lesioni (traumi o danni post-operatori, conseguenti al trattamento dell’ernia inguinale o dell’idrocele congenito);
  3. tumori dell’area testicolare.

Inoltre, un fattore predisponente comune ad entrambe le forme di idrocele sembra essere il clima particolarmente caldo di alcune aree geografiche.

Sintomi caratteristici della patologia

Spesso l’unico segno che indica la presenza d’idrocele è il gonfiore ad uno o ad entrambi i testicoli, non accompagnato da dolore.

In generale, il dolore può insorgere o peggiorare con l’aumentare del gonfiore.

Soprattutto nei bambini il gonfiore che si accompagna all’idrocele è intermittente; si riduce quando il bimbo è disteso (per risalita del liquido accumulatosi nel testicolo verso la cavità addominale), e aumenta quando il bambino torna in posizione eretta (per discesa dello stesso liquido dalla cavità addominale al testicolo).

Spesso questa condizione si risolve spontaneamente durante la crescita, ma se dopo i primi anni di vita il gonfiore peggiora o si accompagna a dolore, è fondamentale contattare uno specialista che possa valutare la situazione ed eventualmente agire tempestivamente per risolvere il problema.

Nell’adulto, poiché indolore e generalmente meno gonfio, l’idrocele secondario è particolarmente insidioso e viene spesso sottovalutato; ciò significa che potrebbe passare anche molto tempo prima che il paziente si rivolga ad un esperto, rischiando di aggravare pericolosamente la sua situazione.

In questi casi, invece, sarebbe bene contattare un urologo già alla comparsa dei primi sintomi.

A questo proposito, prima di un appuntamento con il proprio urologo di fiducia, se si sospetta un idrocele, potrebbe essere utile:

  • prendere nota dei sintomi riscontrati e della loro durata;
  • fare un elenco completo dei farmaci o integratori assunti;
  • fornire le informazioni principali sulla propria salute e storia clinica, includendo eventuali problemi di salute pregressi, cambiamenti recenti nello stile di vita o possibili fonti di stress.

Diagnosi: idrocele ma non solo…

Nel caso in cui l’urologo sospetti la presenza d’idrocele, è possibile che esegua i seguenti esami:

  1. esame sulle caratteristiche fisiche dell’area interessata, per verificare la quantità di liquido presente nella sacca scrotale, eventuale dolore percepito nella zona esaminata o presenza di ernie inguinali;
  2. ecografia, che permette di definire caratteristiche e dimensioni dell’idrocele e distinguerlo da altre condizioni patologiche con cui può essere inizialmente scambiato, come ernie inguinali, atrofia testicolare o tumori testicolari;
  3. TAC (tomografia assiale computerizzata) e risonanza magnetica, esami più approfonditi tal volta richiesti dallo specialista per avere un quadro diagnostico più completo.

L’idrocele non va via: e adesso?

Così come nell’adulto, anche nel bambino, quando l’idrocele non si riassorbe da solo, potrebbe essere necessario intervenire chirurgicamente, eseguendo successivamente dei controlli periodici post-operatori che valutino il possibile ripresentarsi dell’idrocele.

Non bisognerebbe mai sottovalutare l’idrocele, in quanto dietro ad una condizione apparentemente innocua e trascurabile come questa, potrebbero celarsi problematiche anche più gravi.

Nel caso di idrocele sospetto la scelta migliore è, pertanto, contattare al più presto l’urologo di fiducia; il medico specialista saprà consigliare al meglio il paziente, rassicurandolo e/o suggerendo la strategia terapeutica più adeguata, mirata a preservare le funzioni dell’organo e ad evitare condizioni d’infertilità maschile.

Fonti