Prolasso vescicale: l’intervento di cistopessi per migliorare la qualità di vita

Prolasso vescicale - stenosi uretrale
  • 23 Giugno 2023

Il prolasso vescicale è una condizione piuttosto comune nelle donne. Secondo gli esperti, circa il 50% della popolazione femminile ne soffre, seppur con diversi livelli di gravità.

Questa problematica, conosciuta anche come cistocele, è causata dal progressivo indebolirsi e allungarsi dei tessuti associati al pavimento pelvico, che normalmente sostengono la vescica mantenendola in posizione corretta.

Ciò provoca un rigonfiamento della vescica che spostandosi dalla sua sede naturale può “cadere” e sporgere dolorosamente verso la vagina, proprio come un’ernia, da cui il nome di “vescica caduta” o “erniata”.

Cistocele: chi è a rischio?

Il prolasso vescicale può insorgere a qualsiasi età, l’invecchiamento ed il parto naturale (soprattutto se difficile o ripetuto), rappresentano le cause più comuni.

Altri fattori connessi all’insorgere del cistocele sono:

  • sollevamento in maniera non corretta di oggetti pesanti;
  • tosse cronica o altre patologie polmonari;
  • stipsi;
  • obesità;
  • menopausa (a causa dell’abbassamento dei livelli di estrogeni, che normalmente rendono la muscolatura pelvica forte e resistente);
  • intervento chirurgico a carico dei muscoli del pavimento pelvico o dell’utero (come l’isterectomia);
  • storia familiare.

 Il cistocele è sempre una condizione grave?

La presenza di un cistocele non è necessariamente preoccupante: la gravità di questa condizione, che all’inizio potrebbe non arrecare alcun sintomo, dipende dal danno muscolare e dal livello di “discesa” della vescica verso la vagina. Generalmente si distinguono 3 gradi di severità:

  • grado 1 (lieve): la vescica discende solo per un breve tratto all’interno della vagina;
  • grado 2 (moderato): la vescica occupa totalmente la vagina o sporge leggermente al di fuori di essa;
  • grado 3 (grave): la vescica si gonfia molto oltre l’apertura della vagina.

Un cistocele lieve è comunemente associato alla percezione di un rigonfiamento palpabile ed evidente a livello vaginale e a qualche disagio, come piccole perdite di urina (incontinenza urinaria).

Quando il prolasso vescicale peggiora, invece, può causare frequenti infezioni del tratto urinario, dolori alla parte bassa della schiena e all’area pelvica (soprattutto durante i rapporti sessuali) e impedire la minzione, causando infezioni o danni ai reni.

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L’intervento dello specialista: dalla diagnosi al trattamento

Nonostante la presenza di un prolasso vescicale non sia particolarmente pericoloso, soprattutto nelle fasi iniziali, in assenza di trattamenti adeguati il cistocele può peggiorare drammaticamente ed influire negativamente sulla qualità di vita.

Pertanto, in caso di sintomi sospetti, rivolgersi ad uno specialista, urologo o ginecologo, è fondamentale.

Durante la visita, il medico valuta la condizione del paziente e l’eventuale gravità del prolasso vescicale, prende nota della storia clinica del paziente e procede con un esame approfondito dell’area pelvica. Se necessario può richiedere ulteriori esami, come:

  • test urodinamici, che misurano la capacità della vescica di trattenere e rilasciare l’urina;
  • cistoscopia, tecnica capace di identificare eventuali malformazioni, blocchi, tumori o calcoli nel tratto urinario;
  • prove di resistenza del pavimento pelvico, in cui si testa la forza dei muscoli e dei legamenti che sostengono le pareti vaginali, l’utero, il retto, l’uretra e la vescica;
  • raggi X, ecografia o risonanza magnetica, solo nei casi più complessi.

Il trattamento del prolasso vescicale dipende dalla gravità della sintomatologia riscontrata nel paziente:

  • in assenza di sintomi o in caso di lievi fastidi è raccomandata solo la fisioterapia, che prevede l’esecuzione di esercizi specifici, gli esercizi di Kegel, che rafforzano la muscolatura del pavimento pelvico;
  • per le donne in menopausa, che presentano bassi livelli di estrogeni (causa di secchezza vaginale e debolezza ai muscoli pelvici) all’attività fisica può associarsi il trattamento farmacologico, che consiste in una terapia sostitutiva a base di estrogeni;
  • quando la gravità del cistocele aumenta, lo specialista consiglia di agire chirurgicamente;
  • in alternativa alla chirurgia, l’opzione più comune è il pessario, un piccolo dispositivo in silicone che viene posizionato nella vagina per contenere il prolasso nelle prime fasi di caduta della vescica.

La chirurgia come soluzione al prolasso vescicale: cosa c’è da sapere

La chirurgia del cistocele è spesso una procedura ambulatoriale, che permette al paziente di essere dimesso poche ore dopo l’intervento. Anche il recupero è piuttosto veloce, ottenendo una guarigione completa entro qualche mese.

Normalmente, per la correzione del cistocele, il chirurgo fissa la vescica verso l’alto, apponendo del tessuto connettivo tra vagina e vescica in modo da mantenere quest’ultima in posizione corretta.

Nel caso in cui il prolasso coinvolga anche altri organi dell’area pelvica, come l’utero, il retto o la volta vaginale, sarà possibile discutere con lo specialista la strategia di intervento più appropriata e risolutiva.

Durante l’operazione, in base alla valutazione del caso e alle esigenze del paziente, il clinico potrà adottare un approccio vaginale o addominale, sfruttando tecniche di chirurgia minimamente invasiva. Queste prevedono l’uso di strumenti laparoscopici e robotizzati che consentono piccole incisioni e tempi di recupero post-operatorio ancora più veloci.

 La chirurgia permette di riparare i tessuti danneggiati, ma non protegge dal rischio di nuovi danni.

Seguire i consigli dello specialista e sottoporsi a controlli periodici è quindi fondamentale per minimizzare il rischio di recidive e peggioramenti, mantenendo una buona qualità di vita.

 

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